Era già successo prima della sfida con la Sampdoria: Marko Livaja venne escluso dall’elenco dei convocati diramato dal mister dell’Atalanta Colantuono per motivi disciplinari. È capitato di nuovo ieri: l’attaccante croato non è stato convocato per la partita contro la Juventus per la stessa ragione: motivi disciplinari.
Si sa che nel calcio, o nello sport in generale, con questa espressione ci si può riferire ai fatti più disparati: da un ritardo ad una rissa in allenamento, fino al lancio di freccette ai compagni della primavera. Sembra che le colpe di Livaja nel primo caso siano state un ritardo, nel secondo uno schiaffo al compagno Radovanovic dopo un contrasto in allenamento particolarmente duro.
In fin dei conti poco importa. Le conseguenze, nel primo e nel secondo caso, sono state le stesse per Livaja: la mancata convocazione e un turno di riposo per riflettere con calma sul proprio comportamento. Colantuono nella conferenza stampa pre-Juve non ha toccato l’argomento, ma prima della Samp lo aveva fatto eccome: “Non conta quello che è successo, conta solo che nello sport, ci sono delle regole che, anche se si è giovani, bisogna rispettare” era stata la strigliata del mister atalantino.
Un concetto, questo, che interessa molto anche l’Inter, che l’anno prossimo vuole costruire una squadra nuova, più giovane, sfruttando le tante promesse presenti in rosa. Tra queste c’è sicuramente Marko Livaja, ceduto a gennaio ai bergamaschi nell’affare Schelotto, ma mai uscito dall’orbita degli interessi nerazzurri. Almeno fino ad oggi.
Questo episodio, infatti, soprattutto perché non è la prima volta, potrebbe aver fatto sorgere qualche dubbio ai dirigenti interisti: il giovane croato è forte, su questo non ci piove, ma possiede quella maturità in campo e fuori per poter giocare con continuità nell’Inter?
Che il carattere di Marko sia difficile lo sanno un po’ tutti. Nelle poche partite giocate con la maglia nerazzurra quest’anno lo ha dimostrato: in positivo, scendendo sempre in campo con grande grinta e segnando quattro gol in Europa League, ma anche in negativo, beccandosi qualche ammonizione di troppo per aver protestato con l’arbitro e giocando con indolenza in alcuni momenti.
Stramaccioni, tuttavia, giura che non è un cattivo ragazzo. Lo ha detto poche settimane fa, commentando un’intervista di Livaja su Sport Week dove il ragazzo attaccava la società nerazzurra per averlo mandato via. “Lo conosco bene – disse il mister – e penso di conoscerlo meglio di tutti. Marko è un ragazzo che ha un carattere forte e va trattato con affetto. Ha poco più di vent’anni ed è normale che a quest’età si possa dire qualche parola in più. E’ molto legato all’Inter ed è un nostro giocatore. Ogni altro discorso è superfluo.”
Insomma, se toccasse a Strama decidere, il futuro di Marko sembrerebbe legato a doppia mandata all’Inter. Eppure non sempre è il tecnico a scegliere e tutte queste certezze non ci sono. Ricordiamo che a giugno anche Longo tornerà alla Pinetina e si dovrà decidere del suo futuro. Con Palacio e Icardi già pronti, oltre a Milito, e un modulo (4-3-3) che prevede una sola prima punta in progetto, non è detto che Livaja sia indispensabile per l’Inter che verrà. Uomo avvisato mezzo riscattato, Marko lo tenga a mente.