16 maggio 2010: il 18°scudetto e un altro passo verso la storia

Zanetti scudetto 1816 maggio 2010, una data come tante per molti, magari anonima per buona parte degli italiani, ma non certo per il popolo nerazzurro.

Era domenica e l’Inter di Mourinho, di Zanetti, di Maicon, di Eto’o, del Principe Milito e di quella armata invincibile che, con grandezza napoleonica, piazzerà i suoi presìdi in Europa e nel mondo, si gioca il suo diciottesimo tricolore sul campo di un Siena ormai retrocesso. Appena undici giorni prima la vittoria nella finale di Coppa Italia, grazie al gol del solito, infallibile cecchino Milito, ai danni della Roma di Ranieri che tallona proprio i nerazzurri in classifica.

A tormentare la vigilia le dichiarazioni partigiane, curvaiole e faziose del presidente senese Mezzaroma (che, da romano e romanista, promise 2 milioni di euro ai suoi giocatori nel caso in cui fossero riusciti a fermare l’Inter) e il pensiero della tanto attesa finale di Champions, da disputare a Madrid contro il Bayern Monaco sei giorni più tardi. Lo Special One, però, non è certo tipo da fare turnover: vuole massima concentrazione per affrontare uno step alla volta e per giocarsi alla morte ogni singolo obiettivo.

Nella mente dei tifosi nerazzurri che invadono l’ “Artemio Franchi” di Siena lo spauracchio del 5 maggio 2002, ma anche il ricordo della vittoria sul campo del Parma nell’ultima giornata del campionato 2007/08 che consacrò l’Inter campione d’Italia. I gladiatori del generale Mou attaccano, macinano gioco, mettono alle corde un Siena mai domo. Gli avanti nerazzurri provano a sbloccare la partita a ripetizione ma uno strepitoso Curci e la traversa negano la gioia del gol a Milito e Balotelli.

Nel frattempo la Roma si porta sul doppio vantaggio contro il Chievo, portando alla memoria la scena di un film già visto due anni prima: Roma in vantaggio sul Catania ed Inter bloccata sul pareggio a Parma. Si rientra negli spogliatoi. Mourinho, con il suo aplomb e la sua sagacia, riorganizza idee, infonde fiducia e lascia parlare il suo carisma. Un’Inter affamata rientra in campo ed inizia subito a assediare la porta di Curci che, con una parata sontuosa, mantiene intatti gli equilibri di una partita che stenta a sbloccarsi. La meravigliosa cornice nerazzurra dello stadio “Artemio Franchi”, con il cuore a Siena ed il pensiero a Roma, spinge i suoi e soffia sul campo per spingere i propri beniamini.

Quando mancano 30 minuti, la svolta che deciderà partita e campionato. Javier Zanetti, l’uomo di tante battaglie, colui che c’è sempre stato e sempre ci sarà, decide che è ora di prendere in mano la squadra e con una serprentina degna del miglior slalomista semina avversari come paletti e consegna un pallone d’oro a Diego Milito che, con freddezza e maestria, lo deposita in rete con un destro chiururgico. Corsa sotto la curva e Roma rispedita a -2.

La panchina interista balza in campo, lo Special One mantiene un profilo basso. L’Inter gestisce senza grossi patemi (fatta eccezione per un tiro-cross del romano-romanista Rosi) fino al termine di una partita che regalerà ai nerazzurri il quinto scudetto consecutivo. E’ doppietta, è secondo “titulo”. Il terzo verrà da sè.

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