Forse sarà già troppo tardi, ma ci sono una serie di buoni motivi per concedere ad Andrea una seconda opportunità. Perché, vede, Presidente…
L’Inter di Stramaccioni è l’Inter dei 57 gol presi, ma anche quella che ne subisce solo 1 allo Juventus Stadium e solo 1 in due derby;
è quella che stabilisce il record di sconfitte, ma anche quella che non perde contro il club più titolato del mondo;
è quella che schiera Alvarez–Rocchi, ma anche quella del tridente Milito–Palacio–Cassano;
è quella che fa giocare lo stagionato Cambiasso, ma anche il talentino Kovacic;
…e via di questo passo.
Insomma, in questa stagione si sono viste cose buone e molto meno buone. La costante è l’allenatore, lui è rimasto sempre quello. Poi ci sono i fattori esterni: infortuni, squalifiche, cagarelle, pali, traverse, rigori (no, quelli non ci sono, va beh)…
Io a Stramaccioni concedo il beneficio del dubbio, e fossi in Lei, Presidente, gli lascerei la guida della squadra ancora un anno. Stagione sportiva, s’intende, non anno solare. Due anni con una concetrazione tale di sfighe, converrà, è impossibile che si susseguano. E se sarà così, se avremo cioè il tridente titolare, il miglior centrale e gli uomini simbolo out per la maggior parte della stagione per vari motivi, allora cacci pure Strama: è lui che porta sfiga.
Vogliamo un allenatore vincente subito? Sbagliato: vogliamo una squadra vincente. Ora come ora ne abbiamo 8 davanti a noi. E’ possibile costruire nel giro di 3 mesi e una settimana una squadra capace di superarne otto? Si potrebbe farlo investendo 100-150 milioni per comprare Subotic, Bale, Fabregas e Sanchez. E forse non basterebbero. Quindi: non è possibile.
A questo punto, ripeto, meglio dare a Stramaccioni la possibilità dimostrare il suo valore – o la sua mediocrità, nel caso – nel corso di una stagione “normale”. Perché Stramaccioni è quello del nono posto ma è anche quello della vittoria a Torino, del -1 a novembre dalla squadra bicampione d’Italia, con tutti gli effettivi al loro posto. Solo per questo, si meriterebbe di rigocarsela ad armi (quasi) pari.