Nel giorno di Venezia-Inter, il grande ex Alvaro Recoba è stato intervista da La Gazzetta dello Sport.
Il “chino” ha raccontato il suo arrivo al Venezia e parlato dell’Inter di oggi e di Simone Inzaghi.
Di seguito le sue parole:
Nel 1999 arrivo in Laguna: cosa ricorda?
“Eravamo quasi retrocessi. Rischiavamo tutti: io, l’allenatore Novellino, il presidente Zamparini, il d.g. Marotta, ma da lì è nata una cavalcata magnifica, un girone di ritorno incredibile. Pensate che fino a quel momento non avevo mai messo piede in città ed è stato bello scoprirla un po’ alla volta: mi allenavo e vivevo a Mestre, ma mi ritagliavo un pranzo settimanale a Venezia con mia moglie. Abitandoci, forse, non cogli la bellezza, arrivi quasi a pensare che sia tutto normale, ma Venezia non è normale. È pura magia“
In questa Inter c’è il dirigente che la scelse allora:
“Beppe Marotta era ed è una persona perbene. A Venezia vedevi già l’equilibrio, la capacità di trovare soluzioni, di unire club e giocatori: ai tempi avevamo un allenatore un po’ pazzo e un presidente un po’ pazzo, ma lui teneva in piedi tutto con un profilo basso. La cosa bella è che non è cambiato: a volte quando cresci di livello e potere, diventi un’altra persona e invece lui è lo stesso di 23 anni fa, umile e professionale. Anche se alla Juve ha vinto tutto e ora ha rimesso in piedi l’Inter. Ricordo che una volta “Zampa” mi disse: “Se segni puoi prendere quello che vuoi in negozio”. Io segnai e ritirai una tv gigantesca, la più grande del mondo. Quando Beppe la vide, disse: “Chino, così è troppo…”“.
Adesso ha scelto Inzaghi per il dopo Conte: scelta giusta?
“Al di là dei risultati, ti accorgi subito che c’è una idea, una mano, un lavoro dietro. Può lottare ancora per lo scudetto e pure in Europa può fare strada. Anche perché, in generale, non è facile allenare una big e, in questo caso, poi è ancora più difficile essere all’altezza di chi l’ha preceduto“.
Come ha vissuto l’estate turbolenta dei nerazzurri?
“Non ho seguito per due giorni il mercato e poi leggo su Internet che Lukaku è finito al Chelsea… E prima Hakimi al Paris Saint Germain! La società sarà stata obbligata a fare queste scelte, ma hanno subito reinventato bene la squadra. L’hanno resa ancora competitiva, a partire da Dzeko che sta dando la sua esperienza. Nel calcio, a volte, puoi pensare che qualcuno sia insostituibile, ma non lo è mai se c’è la squadra dietro“.
Lautaro fin dove potrà spingersi?
“So solo che segna, quasi sempre, e questa dote non è da tutti. Inutile nascondersi, prima o poi arriverà una superbig mondiale con una superofferta. Ciò non significa che andrà via di certo, ma è una eventualità da tenere in considerazione. Io lo vorrei a Milano per dieci anni, ma non sarà facile tenerlo. L’unica cosa che può fare l’Inter al momento è coccolarlo, come si fa con i giocatori speciali“.
La bandiera uruguagia a Milano ora ce l’ha Vecino, che non sembra troppo contento della panchina: lei cosa suggerirebbe?
“Io con Matias ho giocato in Uruguay: ormai è maturo, sa bene che all’Inter sei al top e quindi puoi finire pure in panchina. Non me lo immagino a restare in un posto solo per soldi: se avrà la possibilità di giocarsela rimarrà, altrimenti cercherà altrove, anche se è difficile crescere di livello“.
Ha giocato pure con l’allenatore del Venezia, che ha un cognome a lei caro…
“Con Paolo Zanetti ero al Torino: anche se ho fatto male in campo, ho bei ricordi di lui e di tutta la gente granata. Con Javier, ovviamente, il rapporto è speciale: è stato il compagno più importante a Milano. Appena arrivato, senza conoscermi, mi ha accolto per tre mesi in casa sua: chi avrebbe mai fatto una cosa simile? Se oggi tornasse in campo, per me giocherebbe senza problemi in Serie A“.
Cosa ne pensa dei mancini in nerazzurro? Si rivede in qualcuno?
“Bastoni, Kolarov e Dimarco calciano molto bene, ma è inutile fare paragoni. Dimarco non farà mai i miei gol, ma in area marca molto meglio lui di me…“.