Christian Eriksen si è raccontato sull’episodio di Euro 2020.
“Non ricordo il paradiso”
Christian Eriksen ha preso parte ad un’intervista realizzata dal suo nuovo club, il Brentford, intitolata: “The lost minutes“, i minuti mancanti in cui si è raccontato a tutto tondo.
Queste le parole con cui ha rivissuto quel drammatico evento: “Potevo vedere lo stadio dalla mia stanza e sentire gli applausi dal letto.
Non avrebbero dovuto giocare dopo quanto successo, non sapevo nemmeno cosa avessero visto. Quando mi sono svegliato, ho sentito che medici mi premevano nel petto, voci deboli e i dottori che parlavano. Ho lottato per respirare.
Non mi capacitavo di essere lì, sono in buona salute, non potevo essere io in quel letto. Pensavo di essermi rotto la schiena, poi ho realizzato che stavo bene da quel punto di vista.
Ricordo tutto, a parte i minuti in cui ero in paradiso. Quando il nostro cardiologo ha detto che avevo 30 anni l’ho corretto dicendo di averne 29.
Ho ripreso conoscenza subito, ricordo la squadra raggruppata intorno a me, i fan che cantavano. Son rimasto privo di sensi dai tre ai quattro minuti.
Mi son infastidito la prima volta che ho visto quanto successo, non c’erano segnali di nessun tipo, perché è successo?
Ho parlato con tutti i medici per avere rassicurazioni, continuo a fare più test che posso ora che ho il defibrillatore, posso fare qualunque cosa, non vedo alcun rischio“.
Il suo ex allenatore della Danimarca under 17, attualmente c.t del Brentford, l’ha chiamato verso dicembre, prima per sapere come stesse e poi per chiedergli che pensieri avesse in ottica calcio.
Così Eriksen ha parlato di Thomas Frank: “Abbiamo detto che ci saremmo tenuti in contatto per capire la fattibilità della situazione. Son felice che sia lui l’allenatore.
Londra è un buon posto dove stare con la mia famiglia, il Brentford dall’esterno sembrava il giusto mix per ricominciare a giocare, un buon posto di lavoro con un’atmosfera familiare“.