Il capitano nerazzurro Samir Handanovic resterà ancora in nerazzurro è questo si sa già da un po’. Inizia per lui il secondo decennio nerazzurro. Solo ai grandi della storia dell’Inter è stato concesso.
Handa ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, in cui ha toccato diversi temi.
Le parole
“Per me stare all’Inter dal 2012 è onore e responsabilità, ma pure appartenenza, identità. Se sono rimasto così tanto è perché qui sto bene e c’è stata una continua crescita, mia e del club”.
“Non mi sono mai stufato: contano passione e fame. Qui c’è storia, sapevo che dopo i momenti duri sarebbero arrivate le vittorie”.
“L’interismo è emozionarsi per la maglia, sentire qualcosa di speciale. Vedere questo non solo come un posto di lavoro o guadagno, ma come qualcosa che dà sentimenti, a prescindere dalle vittorie o dalle sconfitte. Puoi pure andare via da qui, ma in tanti poi vorrebbero tornare“.
A tal proposito, parla di Lukaku: “Non sono sorpreso che sia tornato, perché ho visto come stava al Chelsea, ho ascoltato la sua famosa intervista, si sentiva malinconia e nostalgia. Devi sempre sapere in che spogliatoio vai e Rom sapeva che il nostro è sano, allegro, positivo. Nella vita spesso all’inizio si sceglie per motivazioni economiche, ma poi subentra sempre il benessere: se stai bene da una parte, è normale tu voglia tornarci”.
“È come se non fosse mai andato via, è la stessa persona di prima, poi sul giocatore parlerà il campo”.
“Se incute paura? Capisco che ad altri possa mettere soggezione. Allenarsi con lui aiuta da questo punto di vista, ma ho più paura dei piccoletti. I grossi li vedi“.
Sul suo rinnovo e se gli è mai capitato di rinnovare così tardi, dice: “Mai, ma non era un problema, era automatico da parte mia e anche il club non aveva problemi. Si è trovata una intesa veloce e facile. E ora preparo la nuova stagione con determinazione. Dimentichiamo
i successi e il mancato scudetto e pensiamo ai trofei da alzare”.
Sulla titolarità, che Inzaghi in conferenza ha confermato, lo sloveno non ha dubbi: “Le scelte è giusto che le faccia lui, il nostro rapporto è come deve essere quello tra un capitano e un
mister: facciamo tutto per il bene dell’Inter. So quale è il mio posto, rispetto regole e gerarchie, poi se serve esprimo la mia opinione”.
Su Onana che ha detto: “Rispetto che Samir sia il titolare e tiferò per lui dalla panchina“, Handa dice: “Sono frasi importanti perché danno serenità all’ambiente, ma sappiamo tutti che ognuno vuole giocare: è giusto e sano così. Non mi avrebbe stupito se avesse detto il contrario. È normale competizione, fa bene a tutti”.
“Siamo molto diversi, lui viene dalla scuola Barça e io da quella italiana: senza entrare nei tecnicismi, ci sono differenti approcci nella posizione, nel modo di stare in porta e parare. Ma pure questa diversità è un bene”.
“Non so se Onana giocherà di più rispetto portieri che erano miei vice, ma ci sono tante partite ravvicinate, può succedere di tutto, e decide sempre l’allenatore. Ma da questa nostra competizione ne beneficia la squadra perché ha
due portieri forti”.
Su Radu e l’errore di Bologna: “È stato un dispiacere e un’amarezza enorme, ma è la vita. E una
stagione non dipende mai da una partita. Io quella sera non gli ho detto niente, gli ho parlato il giorno dopo. Gli ho detto che quell’episodio lo farà crescere come portiere, ma soprattutto come uomo. Ionut deve sapere che risbaglierà, come tutti, ma che ha l’occasione di mostrare le qualità”.
Sul suo futuro e quello di Skriniar: “Tra due tre anni mi vedo allenatore. Skriniar è molto importante per noi, per me è fondamentale che lui rimanga con noi. Non possiamo perdere altri pezzi. Io lo vedo ogni giorno tranquillo e sereno ad Appiano“.
Sui festeggiamenti del Milan dopo lo scudetto: “Ognuno ha il suo stile e fa ciò che ritiene giusto. Io neanche l’ho vista la festa, ero già tornato a casa”.
Dopodiché, parla di una persona importante per lui nel mondo Inter: “Luca. Un magazziniere. Ci aspetta sempre con un caffè e nei giorni tristi con un sorriso o una pacca sulla spalla. Mi fido di lui, mi piace stia con noi».
Quale critica le ha dato più fastidio in questi anni? E quale, invece, ha apprezzato? “Mi danno fastidio le valutazioni prevenute, che non analizzano le situazioni di gioco per intero. Non
voglio entrare nei singoli casi, ma a volte ho visto prevenzione. Se costruisci un pensiero con argomentazioni dietro, allora sì che la critica mi piace. E aiuta“.
Infine, chiude con una curiosità simpatica sui vini: “Barella ne sa più dei sommelier,
ma anche a me piace la materia. Io mi paragono al Merlot, perché ha carattere, ha eleganza
e può invecchiare diventando ancora più buono”.