Un allenatore di nome Mangia scelto da un “mangia allenatori”. Divertente gioco di parole che però nasconde una grande verità: il neo tecnico rosanero ha poco tempo per giocarsi le sue chance alla guida del Palermo. In primis perché il vulcanico Zamparini sta cercando in tutti i modi di ricucire lo strappo con Delio Rossi. In secondo luogo perchè c’è da tenere in conto il carattere mutevole del presidente palermitano che fa pensare comunque a un cambio repentino alle prime difficoltà.
Nonostante ciò, Devis Mangia, 37 anni, ha alle spalle una buona carriera nelle categorie inferiori, ma la sua stagione migliore è stata sicuramente quella appena conclusasi alla guida della Primavera del Varese, nella quale ha sfiorato il titolo nazionale, sfuggitogli ai tempi supplementari contro la Roma.
Sacchi gli aveva proposto la guida di una nazionale giovanile, ma il tecnico di Cernusco quest’estate scelse la Primavera del Palermo. Nemmeno lui avrebbe potuto sperare di debuttare in Serie A contro l’Inter, ma cercherà sicuramente di mettere in difficoltà la squadra campione del mondo in carica per giocarsi le sue carte nella categoria.
È un seguace convinto del 4-4-2, con dinamismo, squadra corta nei reparti e palla bassa. In una recente intervista ha dichiarato di voler mantenere la sua idea calcistica, proponendo un modulo che la squadra siciliana non adotta ormai da diversi anni (ultimo a provarci fu Delneri nella stagione 2005/2006). Per riuscire nell’intento, ha spostato Ilicic sulla sinistra e si è trovato (direi anche quasi per caso, vista la convulsa campagna acquisti/cessioni) un esterno velocissimo come l’honduregno Alvarez da poter schierare sulla destra.
Con tutta probabilità Domenica sera vedremo il debutto in A del greco Tzorvas in porta, difesa a 4 con l’azzurro Balzaretti e Aguirregaray sugli esterni e Cetto e Silvestre al centro. Centrocampo con il velocissimo Alvarez sulla fascia destra e Ilicic sulla sinistra. Migliaccio ed Édgar Barreto in mezzo con Hernandez e Pinilla in avanti.
L’Inter dunque dovrà stare attenta a due fattori chiave: l’entusiasmo di un tecnico emergente e la grande voglia del caloroso pubblico palermitano di prendersi una rivincita dall’ultima finale di Coppa Italia vinta per 3 a 1 dai nerazzurri.
Giampiero Vilardi