Dopo le tante battaglie vinte sul campo, l’ex centrocampista nerazzurro Benoit Cauet, fresco campione d’Italia alla guida dei Giovanissimi Nazionali, ha concesso un’intervista esclusiva ai microfoni di SpazioInter.it spiegando quali possano essere i segreti per riuscire a trionfare anche da allenatore.
Quali emozioni ha provato dopo l’ultimo rigore contro la Roma?
“Una gioia indescrivibile. E’ stato un crescendo di emozioni che mi hanno accompagnato durante la stagione e di questo devo ringraziare tutti i ragazzi che, nonostante le tante difficoltà, ci hanno sempre creduto. Purtroppo, nel corso dell’annata, abbiamo dovuto ovviare alle pesanti defezioni dei due attaccanti titolari, infortunatisi in maniera grave ai legamenti del ginocchio, grazie soprattutto al supporto di un ottimo organigramma societario che mi ha permesso di pescare, tra le annate inferiori, giocatori di ottimo valore che hanno ottimamente figurato nel prosieguo della stagione”.
Quando ha pensato di potercela fare?
“Dopo la sconfitta con il Padova, arrivata immeritamente, abbiamo paradossalmente acquisito sempre più compattezza dimostrando grande carattere e voglia di arrivare all’obiettivo. Le partite con Juventus e Sampdoria ci hanno fatto cullare sempre più i nostri sogni ma credo sia stata la vittoria contro il Milan a darci la spinta decisiva. Infatti, dopo le due sfide perse in campionato, abbiamo giocato una gara tatticamente perfetta contro una squadra di assoluto valore. L’atmosfera che il derby sempre regala, unita alla grande umiltà e determinazione, hanno fatto sì che la squadra superasse l’avversario più accreditato da tutti per la vittoria finale dello scudetto”.
C’è stato un giocatore o anche un reparto che è cresciuto maggiormente?
“Onestamente sono cresciuti tutti, abbiamo dovuto solo imparare a coprirci un po’ di più, ovviando alle carenze avute durante la stagione nel reparto offensivo e sfruttando al meglio le ripartenze. Anche se questo tipo di gioco non fa propriamente parte della mia filosofia, ho dovuto trasmetterlo ai ragazzi che, immediatamente, l’hanno recepito dimostrando grande intelligenza. Così facendo siamo riusciti ad ottenere qualcosa di magico”.
Quali sono i suoi programmi futuri?
“Sto continuando il mio percorso, dopo tre anni di giovanissimi all’Accademia Inter (vincendo anche uno scudetto, ndr), quest’anno ero al primo anno con l’Inter ed è andata molto bene. Adesso avrò la possibilità di proseguire con questa squadra con gli Allievi B, una categoria nuova per me e per i miei ragazzi, dove le difficoltà aumenteranno, ma la voglia di apprendere ed imparare farà sì che approcceremo tutti con molto entusiasmo”.
Ha un modello di allenatore?
“Uno in particolare no. Anche se nella mia carriera ho avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto con grandi allenatori da cui ho potuto estrapolare, in ognuno di essi, qualcosa di estremamente positivo per arricchire sempre più il mio bagaglio di conoscenze. Ora sto facendo tesoro dei vari consigli avuti nel tempo perchè essere allenatore richiede molto più dispendio di energie mentali rispetto che da giocatore. Devi entrare nella psicologia dei ragazzi, creare con ognuno di loro una certa empatia e stimolarla per tutto l’arco della stagione. Lavoro molto impegnativo ma senz’altro appagante soprattutto alla luce degli ultimi risultati ottenuti”.
Risultati che verranno richiesti anche alla nuova Inter di Mazzarri…
“Mazzarri è un allenatore molto bravo che ha sempre dimostrato con i fatti il suo livello di preparazione. Ha portato grossi benefici alle squadre da lui allenate valorizzando al massimo tanti giocatori. Dai 17 gol del rinato Amoruso a Reggio Calabria, al recupero fisico e mentale di Cassano a Genova, fino ad arrivare alla concretezza di Hamsik e alla crescita esponenziale di Cavani a Napoli. Arriva in una grande società come l’Inter che lo metterà nelle condizioni ideali per proseguire il suo importante percorso di allenatore. Credo proprio sia determinato e maturo per questo tipo di sfida”.
Claudio Brambilla