Il presidente dell’Inter, Beppe Marotta, lancia un chiaro appello allo Stato: il messaggio non lascia alcun tipo di dubbio.
Nella giornata odierna, il presidente dell’Inter, Beppe Marotta ha presenziato a Palazzo Lombardia per l’evento “Costituzione e Sport: meno burocrazia per migliorare la qualità della vita e favorire la crescita sociale ed economica”. Il patron del club nerazzurro si è preso la scena tenendo un lungo ed interessante discorso, toccando diversi argomenti. Marotta ha sottolineato quanto sia stato fondamentale l’ingresso in Serie A delle proprietà straniere, oltre ad accedere i riflettori sulle criticità del calcio giovanile a causa delle strutture inadeguate. Nel corso del suo intervento, il presidente nerazzurro ha voluto lanciare anche un messaggio allo Stato.
Marotta lancia l’appello: il presidente chiama in causa lo Stato
Beppe Marotta è stato molto determinato nella sua esposizione Palazzo Lombardia, ponendo l’attenzione su alcuni argomenti delicati per il calcio italiano: “Quando si parla di presidente dell’Inter si parla di una squadra che ha milioni di supporter nel mondo. Non tutti riconoscono la valenza sociale che l’Inter rappresenta, noi abbiamo una filiera di squadra di donne e uomini, tutto questo per avere 700 tesserati. Abbiamo una responsabilità sociale nei loro confronti. I genitori spesso impongono nei ragazzi delle aspettative pesanti, noi ci troviamo a gestire queste situazioni. Dobbiamo essere capaci, siamo dotati di profili professionali. Nell’Inter c’è una selezione molto forte, non possiamo mai perdere di vista la nostra mission, ovvero considerare lo sport come palestra di vita. Non ci riusciamo spesso perché i genitori impongono aspettative fuori luogo. È un ruolo molto delicato, non solo di formazione sportiva”.
Marotta ha poi sottolineato: “Nuove proprietà? Una volta c’era il mecenatismo. Il grande imprenditore. Oggi 12 società su 20 di A sono proprietà straniere e meno male che è così perché non so dove saremmo andati a finire. Questo si declina in tutte le categorie giovanili nella mancanza, da parte soprattutto delle società periferiche, di garantire l’approccio gratuito al calcio. Sono venute meno le sponsorizzazioni locali. Prima il gestore della pizzeria ti dava 5mila euro, oggi non c’è più e le società sono costrette a far pagare la retta attorno ai mille euro all’anno per ragazzino”.
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Successivamente, il presidente nerazzurro ha lanciato un chiaro appello allo Stato: “I veri talenti di un tempo, da Antognoni a Beccalossi, arrivavano dalla strada, dall’oratorio. Oggi non è più possibile. Ecco allora che deve intervenire lo Stato. Non ne parlo in termini politici. Ho molta stima di Abodi e Valditara, con cui mi confronto spessissimo, ma deve migliorare il fatto di poter tornare ad avere le scuole a tempo pieno già alle elementari, mettendo accanto al livello formativo-scolastico quello ludico. Per arrivare a questo c’è un discorso, negativo, di strutture. Oggi sono riconosciuti i preparatori atletici, i laureati in psicomotricità, ma se non ci sono le palestre, in inverno dove vanno?“.
In seguito, Marotta ha concluso dichiarando: “Lo sport è tra i maggiori contribuenti al mondo. Nell’immaginario collettivo noi società passiamo ancora come quelli che prendono soldi dallo Stato, non è così. Avere dei vantaggi fiscali può essere un volano per avere delle infrastrutture ed essere polo attrattivo che oggi non sanno dove sviluppare discipline sportive. Si va verso lo sportivo virtuale, che è quello del salotto”.