Il penalty decisivo realizzato da Carrizo è stato un venticello d’aria fresca in un’estate americana che iniziava a essere un po’ troppo torrida; l’Inter batte ai rigori la Juventus e conquista il settimo posto nella Guinness International Champions Cup, relegando i bianconeri in ultima posizione. E’ vero, abbiamo toccato vette più alte a livello di risultati, ma visto l’andamento delle ultime gare, possiamo abbozzare un sorriso.
Oltre la tattica, oltre i meccanismi da consolidare, specie quando si ha palla, l’Inter oggi ha mostrato qualche passo avanti per quel che riguarda la concentrazione difensiva e per qualche spunto individuale che fa ben sperare.
I cartelli work in progress nel cantiere Inter ci sono ancora e probabilmente ci resteranno per qualche altra settimana: guai a pensare che la vittoria sui bianconeri possa spazzare via in un colpo solo le incertezze (fisiologiche) mostrate con Chelsea, Valencia e tutte le altre.
Qualcosa va migliorato notevolmente, qualcosa va corretto, qualcosa di buono c’è e si vede: la voglia di soffrire (anche se in un’amichevole), la capacità di Palacio di rendersi pericoloso in ogni circostanza, la determinazione di Alvarez nel voler dimostrare che a Milano non è approdato il cugino scarso, la generosità di Guarìn nel voler creare qualcosa di importante. Tutti segnali che qualcosa può cambiare, anzi forse sta già cambiando.
Serviva un segnale tangibile che la squadra non fosse ricaduta in preda alle paure del recente passato; seppur non incantando, l’Inter oggi si è lasciata apprezzare e ha mostrato una coralità difensiva di buon livello, segno che le idee di Mazzarri, una volta assimilate, sono sicuramente valide.
Ribadiamo il concetto: non siamo diventati campioni di colpo solo per aver battuto ai rigori una squadra forte, ma che sta vivendo un periodo di appannamento, come una sorta di commensale che, dopo essersi abbuffato nelle prime portate, fatica fisiologicamente a rimettersi a tavola. Vogliamo dire che, dopo il tonfo col Valencia, un piccolo aiuto all’autostima è ben gradito.
Aggiungiamoci pure un pizzico di campanilismo, dovuto al fatto di aver vinto contro una storica rivale: per una volta il sorriso beffardo è stampato sui nostri volti.