Dalla Colombia all’Inter, tra passato, presente e futuro: tutto il “Guaro” in un’intervista

Inter-Vaslui GuarinE’ un Fredy Guarin a tutto campo quello intervistato dal magazine colombiano Revista Bocas. Dalla Colombia all’Inter, passando per l’amore nei confronti della sua famiglia. Ecco le sue parole:

Com’è l’Inter 2013/14?

“Abbiamo una buona squadra, ma non si può negare che le altre squadre, come Juventus e Napoli, ma anche Fiorentina e Milan, si siano rinforzate parecchio”.

Si parla molto dell’arrivo di Erick Thohir…

“Come giocatore cerco solo di fare del mio meglio per la squadra. Delle altre cose si occupano allenatore e società”. 

Pensi che la squadra abbia bisogno di rinforzi?

“Se arrivano giocatori forti, che ci possono aiutare, sono i benvenuti”.

Qual è il tuo rapporto con il gol?

“Il sogno di ogni calciatore è fare gol, indipendentemente dal ruolo. E’ l’essenza di queo sport. Quando è nata mia figlia Danna sono riuscito a fare qualche gol e ho aiutato il Porto a vincere il campionato. E’ stato un anno indimenticabile. Adesso spero di ottenere le stesse soddisfazioni con l’Inter e la Colombia”.

Com’è stato passare dal calcio colombiano a quello argentino?

“Non è stato facile. Ho lasciato l’Envigado e sono approdato al Boca Juniors in prestito con diritto di riscatto. Sapevo di dover dimostrare il mio valore. Durante la prima stagione ho giocato in terza divisione, ma poi l’allenatore Alfio Basile mi ha portato in prima squadra”

E il salto verso l’Europa?

“E’ stato difficile trasferirsi in Francia ma, come sempre, il sostegno di mia moglie e la presenza dei miei figli sono stati la cosa più importante per permettere il mio ambientamento in quella nuova realtà”.

Come reagisce la tua famiglia a questi continui cambiamenti di vita e di cultura?

“A volte ho avuto problemi, non è facile per una donna e due bambini accettare questo tipo di vita. Molti non capiscono quanto sia difficile adattarsi a un altro luogo e lasciare il posto dove si viveva stabilmente. Ma la cosa più importante per noi è restare uniti. “.

Qual è stato il momento peggiore della tua carriera da calciatore?

“Quando sono arrivato al Saint-Etienne in Francia. Ho fatto fatica ad adattarmi alla lingua, al freddo e al modo di essere delle persone. Un altro brutto momento è legato agli infortuni. Alcuni pensano che il calcio sia solo gioia, ma non sanno che a volte questo sport regala anche momenti difficili. Per fortuna ho la compagnia di mia moglie e dei miei figili, è fondamentale. Sono la mia fonte di ispirazione per ogni istante della mia vita professionale. Averli sempre con me non ha prezzo. E’ qualcosa che non si può esprimere con le parole”.

E il momento migliore?

“L’esperienza al Porto è stata indimenticabile. Il Portogallo è un paese che vive per il calcio e per fortuna sono riuscito a dare tante gioie ai tifosi”.

Poi è arrivata l’Inter…

“Mi sono arrivate tante proposte, tra cui uno dalla Juventus, ma ha deciso di vestire la maglia nerazzurra”.

In Italia si sono visti diversi episodi di razzismo. Come si fa a convivere con questo aspetto?

“E’ molto difficile accettare gli insulti, siamo uomini e abbiamo il nostro carattere. A me non toccano troppo, cerco di andare oltre perchè so che vengono da gente stupida. Ho lottato per avere quello che ho e non sono disposto ad abbassare la testa. Sul campo però rappresento l’Inter e devo comportarmi in maniera adeguata”.

Non hai mai pensato di lasciare il campo?

“Finora non mi è capitato di ricevere insulti direttamente, ma ho visto compagni soffrire. E’ molto triste. La cosa più assurda è che ci sono persone che insultano i giocatori di colore pur avendone alcuni nella propria squadra del cuore. In ogni caso penso che la risposta migliore sia l’indifferenza. Non lascerò mai il campo perchè sono prima di tutto un professionista, ma capirò qualsiasi reazione che avrà un mio compagno o collega e gli darò il mio sostegno”.

Che cosa passa per la mente di un calciatore quando non è titolare?

“Per me è sempre una delusione, ma non ho mai dubitato delle mie capacità. Posso contare sul sostegno della mia famiglia e anche sulla forza che deriva dal mio passato e dalla mia infanzia ricca di sogni. Il mio segreto è avere un atteggiamento positivo e non dimenticare i momenti difficili anche quando le cose vanno bene”.

Che differenza c’è tra giocare nell’Inter e vestire la maglia della Colombia?

“Io do sempre il massimo e so che è il rendimento che ho con il mio club che mi permette di arrivare in nazionale. Però la sensazione che si ha quando si indossa la maglia del proprio paese è diversa. E’ una gioia totale, perché è come stare in una grande famiglia. Rappresentare la Colombia è tutto”.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

“Aiutare l’Inter a fare una grande stagione e a lottare per lo scudetto. Poi andare al Mondiale con la Colombia e cercare di fare il massimo”.

E quando appenderai le scarpe al chiodo?

“Andare a vivere con la mia famiglia in un bel posto e godermi la loro compagnia”.

In Colombia?

“Mi piacerebbe vivere un po’ di tempo negli Stati Uniti, in particolare in Florida”.

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