Ottimo tempismo per mettere a segno il primo poker della stagione. Nella serata del “4” (4 gol, 4 pali, 4 vittorie consecutive) c’è un dato che spicca su tutti: trascorreremo la sosta con sole 4 (ancora!) squadre più in alto di noi in classifica. A pensare che solo un mese fa il quartetto da cui ci distaccavamo era sotto di noi, all’interno del tacchino arrosto del pranzo di Natale sembra esserci molto più ripieno.
Dando un’occhiata approfondita ai numeri si può scorgere il netto miglioramento dell’era d.G. (dopo Gasperini) in cui solo il Milan, dopo una partenza alla stregua di quella nerazzurra, ci ha staccati con un secco +7. Le altre squadre di vetta hanno avuto un andamento simile: identico l’Udinese e leggermente migliore Lazio e Juventus (rispettivamente +1 e +2). Il merito di Ranieri, già ampiamente acclarato dai fatti, è definitivamente dimostrato dai numeri: l’Inter da salvezza di inizio stagione si è trasformata in una squadra da zona Champions League. La qualificazione per l’Europa che conta è indispensabile per un progetto Inter (sempre che esista) improntato sui giovani e sul futuro. I più ottimisti si staranno chiedendo: e allora perché non credere nello scudetto?
Noi rilanciamo rispondendo alla domanda: perché non credere ora nello scudetto?
L’Inter della “remuntada” ha difetti strutturali che anche in una serata trionfale come ieri emergono chiari. Il problema storico del terzino sinistro, brillantemente risolto con l’innesto di Nagatomo (anche ieri migliore in campo) ha ceduto il passo da qualche anno ad un altro molto più grave: la qualità a centrocampo. Thiago Motta si è costruito una carriera da incursore e rifinitore, ben lontano dal ruolo di regista in cui viene relegato da un anno (ovvero dall’ingaggio di Leonardo) a questa parte. La tragica prestazione di ieri sera ha confermato una volta di più la necessità di intervenire sul mercato in quel ruolo.
Poli non sembra rientrare nelle grazie di Ranieri che, dopo la buona prestazione di Genova, l’ha mandato due volte in tribuna. La concentrazione di piedi buoni sulla trequarti (Coutinho, Sneijder e Alvarez) e la scarsità di esterni di ruolo (l’unico, Faraoni, è stato piuttosto deludente contro il Lecce) porterà inevitabilmente al ritorno al rombo, al termine del periodo di “stabilizzazione”. In tal caso serviranno almeno due centrocampisti a dare fiato ai “vecchi” Cambiasso e Stankovic, oltre al già citato Thiago Motta e “tuttofare” capitan Zanetti.
Agli altri limiti della squadra si può sopperire col (poco) materiale già presente in rosa: all’invecchiamento precoce di Lucio si può rimediare con il sempreverde Samuel e il giovane Ranocchia, mentre il buco nel reparto avanzato può essere colmato da un Forlan apparso molto più tonico che all’inizio della sua avventura nerazzurra. Ma un regista è indispensabile per il secondo atto di Ranieri, dopo un primo in cui se l’è cavata puntando sul talento e sull’esperienza dei suoi “attori”.
Ecco perché non credere ora allo scudetto. Dopo gennaio chissà…