Due pensieri riempiono la testa dei tifosi dell’Inter: il primo riguarda l’incontro di questa sera contro il Benfica a San Siro, l’altro l’eventuale doppia sfida in semifinale di Champions League contro il Milan, per cui i tifosi sperano in un esito diverso rispetto ai match del 2003.
Uno dei protagonisti di questa partita sarà certamente Romelu Lukaku, autore della seconda rete su rigore nella gara giocata al Da Luz, il quale è stato intervistato da Match Day Programme prima del match di questa sera.
L’attaccante belga ha parlato delle figure che hanno caratterizzato la sua crescita umana e professionale: “Sono diverse e la prima è sicuramente mia madre. Se penso alle prime opportunità che ho avuto mi viene in mente Jean Kindermans, capo dell’accademia giovanile dell’Anderlecht e Ariel Jacobs, l’allenatore che mi ha dato la grande opportunità di esordire in prima squadra. Tanta gente diceva che erano matti a far giocare un ragazzino di 16 anni, però a fine stagione vincemmo il campionato belga e io fui capocannoniere. Tutto grazie alla loro fiducia“.
Per Lukaku: “Avrei voluto giocare con Ronaldo il Fenomeno”
A proposito delle città in cui ha giocato, Lukaku ha dichiarato: “Bruxelles è la mia città, lì ci sono le mie origini e i miei affetti. Di Manchester ho bellissimi ricordi perché anche quando giocavo all’Everton abitavo lì. La città di Milano mi ha impressionato fin da subito, per la gente, l’atmosfera e tutto il resto“.
Sui giocatori con cui avrebbe voluto condividere il campo, il numero 90 nerazzurro non ha dubbi: “Adriano mi ha aperto il mondo. L’ho visto giocare quando avevo 10 anni e da quel momento tutto è cambiato per me. Anche Ronaldo il Fenomeno, la maniera in cui stava in campo era incredibile“.
Dato che il clima da euroderby è più vivo che mai, Lukaku non risparmia una frecciata ai cugini rossoneri: “Il 3-0 contro il Milan è uno dei gol più emozionanti per me. Perisic ha calciato, c’eravamo io e Barella, ricordo di avergli detto: ‘Lascia, lascia!’. Poi ho preso la palla e ho visto che c’era spazio per andare. Ho cominciato a correre, prima volevo fare un doppio passo per andare a destra, poi sono andato sul sinistro, ho visto quel ‘buco’ in porta e ho pensato: ‘Devo calciare il più forte possibile con l’interno del piede, se ce la faccio è gol‘. Poi la palla ha fatto quel movimento ed è entrata. È stato un momento bellissimo“.